Cenni Storici

Cenni storici sui preesistenti consorzi di bonifica.

Gli attuali Consorzi di Bonifica sono il risultato dell’evoluzione del primitivo “Consorzio degli Interessati”, concetto nato nel 1500, in cui per l’attuazione di un circoscritto intervento di bonifica si riunivano gruppi di interessati e ne pagavano le spese. Ad oggi ci si è resi conto che una gestione più razionale delle acque richiede bacini di intervento molto più ampi e di qui, la necessità di accorpare i numerosi Consorzi preesistenti.

Questo principio fu messo in atto prima con provvedimento del Consiglio Regionale del Veneto N° 488 del 21 dicembre 1977 in attuazione della Legge Regionale 13 gennaio 1976 n. 3, effettuando un primo riordino e riorganizzazione dei Consorzi di Bonifica del Veneto (riducendoli a 21) e successivamente a seguito della Legge Regionale n°12 del 8 maggio 2009 Nuove Norme per la Bonifica e la Tutela del Territorio, portando il numero dei Consorzi da 21 a 10.

Tutti i territori interessati compresi nel nuovo Consorzio di Bonifica Alta Pianura Veneta sono caratterizzati da una storia, anche antica, di bonifica. Le origini storiche dei Consorzi risalgono ad un determinato e preciso periodo, strettamente connesso al quadro evolutivo sociale verificatosi durante la fase di transizione fra il Medioevo e il Rinascimento. Già nel Medioevo infatti, i frati Benedettini bonificarono molti territori; successivamente furono i patrizi Veneziani che ispirati dalle loro tecniche misero a coltura vasti appezzamenti acquitrinosi.

Ad imprimere una svolta fondamentale a tale processo di riordino idraulico, promosso dall’Ordine dei Benedettini, finalizzato alla tutela della risorsa idrica e alla difesa dalle inondazioni, fu la Serenissima Repubblica di Venezia che, tra il XV e il XVII secolo, provvide a “istituzionalizzare” in forme consortili i già radicati concetti di associazione fra soggetti utilizzatori e beneficiari delle acque superficiali incanalate.

Lo strumento operativo messo in atto fu il Consorzio il cui principio fondamentale era la sopportazione delle spese dai proprietari delle terre che ne avessero tratto beneficio, fossero o meno d’accordo. La contribuzione era detta Campadego, come il libro in cui veniva registrata, e il peso dei singoli Interessati nelle decisioni del Consorzio era calcolato in base all’estensione della loro proprietà.

La fase storica di trasformazione generale della società, allora in atto, ebbe a condizionare largamente e positivamente lo sviluppo delle attività umane anche in funzione sia della protezione dagli eventi meteorici e del loro allontanamento dalle campagne, sia dell’utilizzo delle acque superficiali, per le normali necessità domestiche, ma soprattutto per una crescente razionalizzazione dell’irrigazione in rapporto all’evolversi di nuovi modelli agricoli.

Inoltre l’acqua risultava allora come unica risorsa disponibile per la nascita e lo sviluppo tecnologico dei primi embrioni produttivi precursori dell’era paleoindustriale, le cui strutture insediative lungo i corsi d’acqua consorziali, sono ancor oggi visibili ed in parte funzionanti (vedi foto n. 1).

Tuttavia, solamente nel secolo scorso si provvide all’esecuzione delle opere di regolazione e disciplina dell’uso idrico e di riorganizzazione dei diritti legali riconosciuti per antico uso, che facevano capo ai singoli o a gruppi di utenti per tradizione o consuetudine.

Nella prima metà del Novecento infine molti Consorzi, per avere maggiori competenze e finanziamenti dallo Stato, si trasformarono da Consorzi di Bonifica in Consorzi di Bonifica e Irrigazione.

Nella fattispecie, anche l’area ex Consorzio di Bonifica Medio Astico Bacchiglione che comprende la parte orientale dell’attuale Consorzio Alta Pianura Veneta, ha percorso storicamente varie fasi evolutive, riscotendo in tempi antichi e recenti importanti riconoscimenti giuridici.

Già fra il 1200 e il 1400 si ha notizia documentata dell’esistenza di canali scavati artificialmente (Verlata, Thiene, Maestra, Leogretta, Molina, Porto, Ghebbo, Caveggiara, Tribòlo ed altri) per la derivazione e l’adduzione d’acqua dai vari alvei fluviali che solcano attualmente l’alta pianura vicentina, a formare la vasta rete irriguo-scolante ricadente nel comprensorio di bonifica del Consorzio.

Durante il periodo compreso fra il 1556, epoca di costituzione del “Magistrato ai Beni Inculti” di Venezia, ed il 1656 ebbero piena investitura tutte le rogge consortili attualmente derivate dall’ Astico.

Nel 1864 fu costituito il Consorzio Generale delle Irrigazioni e degli Opifici del Torrente Astico, da considerarsi quale nucleo intorno a cui si sviluppò l’evoluzione territoriale dell’attuale Ente, ottenendo in un primo momento il titolo di “miglioramento fondiario” (1950) ed in seguito, nel 1972, la classificazione di Consorzio di bonifica con la denominazione di “Medio Astico”.

Successivamente, sulla base di vari provvedimenti da parte degli organi regionali, vennero formalmente aggregati alcuni consorzi irrigui ricadenti all’interno del comprensorio di bonifica, quali il Consorzio Roggia di Thiene accorpato nel 1975, il Consorzio Roggia Schio Marano e Rio dei Molini e il Consorzio Irriguo Ghebbo Tesinella, rispettivamente accorpati nel 1983 e nel 1988.

In ultima tappa il Consorzio di bonifica Medio Astico Bacchiglione fu costituito con Delibera di Giunta Regionale del Veneto n° 1228 del 07 marzo 1978, assunta in attuazione della L.R. 3/76, determinandone la superficie comprensoriale statutaria in 38496.10.33 ha, giusta D.G.R. 6477/79. Per effetto di tali delibere, nel comprensorio così determinato, oltre al territorio dell’ex Consorzio di bonifica “Medio Astico”, vennero inclusi la parte collinare e pianeggiante scorporata dal soppresso Consorzio per la bonifica montana “Astico Brenta Valletta Longhella”, nonché alcuni territori di nuova classifica per la bonifica, ricadenti nel settore meridionale dello stesso comprensorio.

La parte centrale del Consorzio Alta Pianura Veneta comprende, invece, quello che era il territorio dell’ex Consorzio di Bonifica Riviera Berica costituito anch’esso con deliberazione della Giunta Regionale del Veneto n. 1228 del 7 marzo 1978. L’area comprensoriale include interamente o in parte territori già classificati e organizzati in enti di bonifica ed aree di nuova classifica così diversi che la loro origine e storia viene narrata singolarmente di seguito:

  • il Consorzio di Bonifica Ottoville: secondo alcuni testi che trattano di bonifica, sarebbe uno dei più antichi d’Italia, risalendo agli inizi del XII secolo. In questa porzione di territorio scorrevano due corsi d’acqua, Bandizzà e Nina, confluenti nel Bacchiglione (poi Bisatto). Nel XVI secolo, con l’innalzamento delle acque del Bisatto, i due fiumi cominciarono a rendersi inattivi, suscitando le lamentele dei cittadini. Numerosi furono, negli anni, i contrasti e le liti fino a che nel 1812, il Consorzio si diede norme proprie e nel 1818 venne deliberato lo studio di un piano di bonificazione;

  • il Consorzio di Bonifica Ronego: i primi documenti relativi alla manutenzione dell’omonimo fiume risalgono proprio ai primi decenni della dominazione veneziana, e precisamente al 1432. Il Consorzio di Bonifica Ronego vero e proprio venne istituito e regolarmente approvato dal Governo Italiano nel 1809, e riattivato nel 1820, dopo un breve periodo in cui venne sospeso per decreto governativo. Risale al 1823 il primo Statuto del Consorzio Ronego e negli anni che seguirono altri consorzi andarono creandosi ed aggiungendosi all’interno del suo territorio;

  • il Consorzio di Bonifica Liona Frassenella la cui istituzione avvenne nel 1555 quando la città di Vicenza assunse la Parte, ovvero la decisione di fare lo “scavamento della Liona per dar scolo alle acque” e in cui si evidenziava che le spese sarebbero state sostenute da chi avrebbe beneficiato delle opere. Risale al 1836 il 1^ Statuto del Consorzio, che ne stabiliva la ragione sociale mentre fu nel 1931, che si trasformò in Consorzio di bonifica di 1^ categoria, con compiti anche di irrigazione;

  • il Consorzio di Bonifica Bacino Retrone prendeva vita nella prima metà del Cinquecento formato da alcuni privati proprietari dei terreni impaludati dalle esondazioni del Retrone. La nascita ufficiale del Consorzio, secondo i Provveditori ai Beni Inculti di Venezia, risalirebbe al 1564, quando venne costituito come Consorzio di difesa dalle piene del Retrone, con la denominazione di Consorzio di Pilla, Valmarana, Spianzana e Sant’Agostino. Il primo Statuto risalirebbe al 1810, mentre fu nel 1941 che il Consorzio venne ampliato e assunse una diversa denominazione e un nuovo Statuto;

  • Il Consorzio di Bonifica Fiumicello Brendola comprendeva un territorio in cui la Serenissima operò per secoli una attenta e saggia prevenzione e regolamentazione dei numerosi corsi d’acqua presenti (1545). La costituzione vera e propria del Consorzio è attribuita ad alcuni cittadini, che si misero a capo di un Consorzio formato da alcuni privati interessati a risolvere i danni causati ai campi e alle strade dal Fiumicello di Brendola. Risale al 1663 il primo Statuto del Consorzio;

  • la storia del Consorzio di Bonifica Valli di Fimon altro non è che la ricostruzione del rapporto tra la Vallata di Fimon e il fiume Bacchiglione, che venne regolato, fin dall’antichità, mediante la costruzione di un argine, in funzione di sponda del lago che si veniva a formare con le piene del Bacchiglione. Non è dato sapere con precisione quando si è costituito ufficialmente il Consorzio di Bonifica Valli di Fimon, però si può dire con certezza che nel 1628 esso esisteva e funzionava già come ente autonomo rispetto alle amministrazioni locali. Il primo Statuto pervenuto è del 1811, non essendoci copia di quello precedente del 1705.

  • Dei Consorzi di irrigazione nella Valle dell'Agno si sa che già prima del '500, le comunità e i nobili latifondisti locali si appropriarono dei diritti sulle acque del torrente Agno, e, nei secoli successivi, furono in perenne tensione tra di loro per mantenere i privilegi su questa risorsa. La documentazione a disposizione, però, è scarsa e insufficiente per tracciare un profilo esaustivo delle vicende che interessarono i nove Consorzi presenti nella vallata dell'Agno. Quelli di cui abbiamo notizia sono i seguenti:

- Consorzio Roggia dei Molini di Valdagno >1845,irrigazione con lo scopo di derivare l'acqua del torrente

- Roggia dei Molini d'Agno > (1648)

- Consorzio Irriguo Roggia Pilerna > (1926)

- Consorzio Irriguo Roggia Comunale Nanti >lo Statuto risale al 1923.

- Consorzio Irriguo Roggia Molini di Cornedo >1919, quando si emanò il 1^ Statuto

- Consorzio Irriguo Roggia Scola >le poche notizie dal 1931 al 1952

- Consorzio Irriguo di Brogliano >da un documento del 1929

- Consorzio Irriguo Roggia di Tezze detta dei Lecchi > Costituito ufficialmente nel 1937 e il primo Statuto risale al 1940.

- Consorzio Irriguo Roggia dei Molini di Castelgomberto e Trissino >1923

Con storie più o meno simili e con il susseguirsi negli anni di diversi Statuti e gestioni tutte queste realtà che sono andate via via ingrandendosi, sono entrate a far parte nel 1978 del Consorzio di Bonifica Riviera Berica.

Occupante, infine, l'area occidentale del Consorzio Alta Pianura Veneta, l'ex Consorzio di Bonifica "Zerpano – Adige Guà" ha assunto fisionomia solo nel 1978 come del resto gli altri due consorzi, allorchè la Regione, con D.G.R. n° 1228/78, ha proceduto al riordino e riorganizzazione dei Consorzi di Bonifica del Veneto. La storia dell'attuale comprensorio può essere fatta risalire alla fine del Medioevo, quando il già precario equilibrio del sistema "Adige-Alpone" venne completamente sconvolto dalla definitiva traslazione (diversione) del Chiampo dal sistema dell'Agno-Guà a quello dell'Alpone-Adige (nella seconda metà del 1500), nonché dalla diversione delle acque della Valle Zerpana dall'Adige al Fratta nel medesimo periodo. Il comprensorio di questo Consorzio fu delimitato dal Consiglio Regionale con Provvedimento 2 febbraio 1978, n° 521 e denominato: "Colline e Pianura in Sinistra Adige di Verona", per cambiare poi nell'attuale "Zerpano-Adige-Guà" in omaggio alla "Storia" ed alla evoluzione idrografica del territorio stesso. 

Il Bacino idraulico Zerpano (Fratta) rappresenta il nucleo storico dal quale si è sviluppato l'attuale comprensorio. La sua configurazione è stata definita negli anni '20 con la realizzazione della nuova botte Zerpana e del relativo collettore che hanno messo in comunicazione le acque basse dell'area interclusa tra Adige e Alpone con la fossa Fratta. Successivamente, negli anni '60, il collettore principale è stato dotato di impianto idrovoro a servizio dell'area posta in sinistra Alpone, a seguito di consistenti fenomeni di abbassamento per costipamento del terreno.

A questo nucleo iniziale si sono uniti altri territori che fino ad oggi hanno costituito i bacini idrografici del comprensorio così denominati:

Bacino idraulico Fibbio Illasi (Adige)

Bacino idraulico Chiampo – Alpone (Adige)

Bacino idraulico Fratta (Fratta)

Bacino idraulico Biniega-Sarega (Fratta)

Bacino idraulico Morando (Fratta)

Bacino idraulico Terrazzo (Fratta)

Successivamente in applicazione della L.R. 88/80 la Giunta Regionale ha disposto la soppressione di numerosi consorzi di Miglioramento Fondiario ed Irrigui ed il passaggio di competenze ed opere al Consorzio di Bonifica (in quanto ricadenti nell'ambito comprensoriale). gli ex Consorzi di miglioramento fondiario ed irrigui sono i seguenti:

- Bacino 2 Ronchi Alpone Roncaglie ha 295

- Bacino 2 Degora Capri Casarsa ha 716

- Bacino 5 Valli Albaredo ha 147

- Bacino 7 "Terrazzo" ha 6344

Nelle tre aree descritte si osserva come vicissitudini storiche più o meno simili in territori anche diversi hanno portato alla necessità di trovare soluzioni per bonificare le aree paludose e rendere i terreni fertili.

La risposta a queste necessità in tutti i territori che si è mantenuta nel tempo è risultata l'istituzione del Consorzio.

Queste associazioni di privati hanno svolto, in tempi diversi, azioni bonifica, irrigazione e tutela del territorio permettendo lo sviluppo di vaste aree agricole nella pianura veneta, la creazione dei primi nuclei industriali nelle valli ed in generale una costante e perpetua vigilanza sui corsi d'acqua per garantire la sicurezza del territorio contro il costante rischio idrogeologico.